lunedì 22 ottobre 2007

Aerith





“ – Come fai a saperlo? Tu chi sei? – chiese lei.

- Quando tornerai a letto, questa notte, lo saprai. Se diciamo troppo, scompariresti, o scomparirei io. Non sono del tutto sicuro chi di noi due sia reale e chi sia un fantasma.

- Non io! Oh, di certo non io. Io riesco a sentirmi. Io sono qui. Guarda! – e gli mostrò il palmo della mano, con cui si era asciugata le lacrime.

- Va bene, questo è reale. Allora, mia giovane donna, devo essere io il visitatore. Sono venuto a dirti che andrà tutto bene. Credi nei fantasmi speciali?

- Tu sei speciale?

- Uno di noi due lo è. O magari entrambi. Il fantasma del giovane amore e quello di colui che non è ancora nato.

- È questo che sono io, che sei tu?

- Non è facile spiegare i paradossi.

- Quindi, in base alla tua versione, tu sei impossibile, e così pure io.

- Se ti è più facile, pensa semplicemente che io non sono qui. Credi nei fantasmi?

- Penso di sì.

- Mi capita di immaginare che ci siano dei fantasmi speciali nel mondo. Non dei fantasmi di persone morte. Ma fantasmi di necessità o bisogni o, meglio ancora, desideri.

- Non capisco.

- Be’, ti è mai capitato di sdraiarti a letto il pomeriggio tardi, o nel pieno della notte e sognare in modo così vivido, che, una volta sveglia, ti sembra che la tua anima stia per abbandonare il corpo, come se qualcuno avesse sbattuto un lungo lenzuolo candido fuori dalla finestra? Tu desideri qualcosa così tanto che la tua anima balza fuori e lo insegue, mio Dio, così veloce?

- Be’… sì. Sì!

- I ragazzi lo fanno, gli uomini lo fanno. Quando avevo dodici anni lessi i romanzi di Marte scritti da Burroughs. John Carter era solito starsene a guardare le stelle, alzava le braccia verso Marte e chiedeva di essere preso. E Marte si impossessò della sua anima, lo sradicò come un dente dolente, lo gettò nello spazio e lo fece approdare nel mare morto di Marte. Questi sono i ragazzi, questi sono gli uomini.

- E le ragazze, le donne?

- Loro sognano, è vero. E i loro fantasmi escono dai loro corpi. Fantasmi viventi. Bisogni viventi. Desideri viventi.

- E vanno a camminare nei prati nelle notti d’inverno?

- È più o meno così.

- Allora io sono un fantasma?

- Sì, il fantasma del desiderio; e il desiderio è così forte che può uccidere, ma non uccide te, anche se ti scuote fino allo stremo.

- E tu?

- Io devo essere il fantasma della risposta.”

Ray Bradbury,

“That Woman on the Lawn”